Articoli https://paleofox.com Thu, 05 Dec 2024 07:58:54 +0100 Joomla! - Open Source Content Management it-it I diamanti rivelano nuovi indizi sull’origine della vita https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/330-i-diamanti-rivelano-nuovi-indizi-sull’origine-della-vita.html https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/330-i-diamanti-rivelano-nuovi-indizi-sull’origine-della-vita.html https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Diamond_-_South_Africa_-_Finsch_Mine_2.jpg#/media/File:Diamond_-_South_Africa_-_Finsch_Mine_2.jpg

I minerali rinvenuti nelle rocce delle Alpi custodiscono informazioni sul legame tra il mondo inorganico e organico. Lo studio dell’Università di Milano-Bicocca è stato recentemente pubblicato su Nature Communications

Milano, 11 novembre 2019 – Oltre 100 chilometri di profondità e una temperatura di 600 gradi centigradi. In queste condizioni estreme, nei fluidi all’interno della Terra, esistono specie di carbonio organico, scoperte sulla superficie di diamanti contenuti nelle rocce delle Alpi. 

A rivelarlo lo studio “Diamond growth from organic compounds in hydrous fluids deep within the Earth”, pubblicato sulla rivista Nature Communications e condotto da Maria Luce Frezzotti, geologa del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della Terra dell’Università di Milano-Bicocca, recentemente premiata con la Medaglia per le Scienze Fisiche e Naturali, assegnata dall’Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL.

La ricerca dimostra che esistono molecole di carbonio organico nei fluidi rilasciati in profondità all’interno della Terra che possono innescare la formazione di diamanti e forse diventare elementi costitutivi per la vita.

La formazione di questi minerali è generalmente attribuita a reazioni chimiche a partire da composti inorganici, come l'anidride carbonica o il metano. Analizzando i diamanti, invece, i ricercatori si sono accorti che questi preservavano delle specie organiche, in particolare gli acidi carbossilici.

I diamanti svolgono anche un ruolo rilevante per lo studio dei cambiamenti climatici. Questi minerali, infatti, sono testimoni dei processi che regolano il trasporto di carbonio in profondità e il suo successivo rilascio in atmosfera, caratteristica che li rende in grado di fornire importanti indicazioni sulle quantità di CO2 che sono riciclate dalla Terra.

«È una scoperta affascinante – spiega Maria Luce Frezzotti, geologa dell'Università di Milano-Bicocca -  che specie di carbonio organico siano presenti all’interno della Terra, dove per definizione, a causa delle condizioni estreme di temperatura e pressione, non sono previste. È uno studio, dunque, che apre nuove prospettive anche per le ricerche sull’origine della vita sulla Terra: l’aver rivelato questa sintesi di molecole organiche in condizioni molto profonde è una novità assoluta, in quanto, generalmente, si tratta di un processo studiato e valutato a livello di superficie del Pianeta o di impatto da parte di corpi extraterrestri».

La ricerca è finanziata nell’ambito del progetto MIUR Dipartimenti di Eccellenza 2018-2022 del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della Terra. 

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Paleontologia Mon, 11 Nov 2019 11:32:06 +0100
Fiemmeite Cu2(C2O4)(OH)2∙2H2O, un nuovo Minerale scoperto in Italia nella Val di Fiemme, Trentino https://paleofox.com/articoli-ita/mineralogia-ita/32-mineralogia/329-fiemmeite-cu2-c2o4-oh-2∙2h2o,-un-nuovo-minerale-scoperto-in-italia-nella-val-di-fiemme,-trentino.html https://paleofox.com/articoli-ita/mineralogia-ita/32-mineralogia/329-fiemmeite-cu2-c2o4-oh-2∙2h2o,-un-nuovo-minerale-scoperto-in-italia-nella-val-di-fiemme,-trentino.html Figura 1. Aggregati di fiemmeite con olivenite su legno carbonificato (larghezza base foto 4 mm).

Evento più che raro in quanto sono 3 secoli che le Dolomiti sono studiate dai mineralogisti di tutto il mondo. I ricercatori del Muse, dove il minerale è depositato, pubblicano la scoperta del nuovo minerale sottolineando la rarità di tale scoperta.

La nuova specie minerale fiemmeite, Cu2 (C2O4) (OH) 2 ∙ 2H2O, è stata trovata a NE del Passo di San Lugano, Val di Fiemme, Carano, Trento, Italia (latitudine 46,312 ° N, longitudine 11,406 ° E). Si presenta sulla superficie di resti carboniosi alla base delle arenarie di Val Gardena (Permiano superiore) che sono state permeate da soluzioni mineralizzanti contenenti Cu, U, As, Pb e Zn. Gli anioni di ossalato hanno origine dalla diagenesi dei resti vegetali inclusi nelle arenarie. Le forme minerali si aggregano fino a 1 mm formando piastrine blu cielo con cristalli singoli che raggiungono dimensioni massime di circa 50 μm. I minerali associati sono: baryte, olivenite, middlebackite, moolooite, brochantite, cuprite, devilline, malachite, azzurrite, zeunerite / metazeunerite, tennantite, calcocite, galena. la Fiemmeite fa parte del gruppo monoclino, gruppo spaziale: P21/c con a = 3.4245 (6), b = 10.141 (2), c = 19.397 (3) Å, β = 90.71 (1) °, V = 673.6 (2) Å3, Z = 4. La densità calcolata è 2.802 g / cm3 mentre la densità osservata è 2.78 (1) g / cm3.

La presenza di piccoli giacimenti di minerale di rame, nell'area vicina al Passo di San Lugano, nella Val di Fiemme, a Carano, a Trento, in Italia, è ben nota dal XV e XVI secolo, come documentato dai resti dei vecchi siti minerari. Dal punto di vista stratigrafico, i depositi si trovano all'interno della Arenarie di Val Gardena (Permiano superiore) a pochi metri sopra il limite con gli ignimbriti del gruppo vulcanico di Athesian (Permiano inferiore).

La sequenza sedimentaria del Permiano superiore è costituita dai depositi continentali della pianura alluvionale delle Arenarie della Val Gardena. La discordanza alla base delle Arenarie della Val Gardena indica un'esposizione sub-aerea prolungata con erosione del substrato vulcanico e conseguente topografia articolata. In questo contesto è iniziata la deposizione della Pietra arenaria della Val Gardena, in un ambiente di pianura alluvionale. La porzione basale delle Arenarie della Val Gardena corrisponde alla prima delle cinque sequenze deposizionali di terzo ordine identificate da Massari et al. (1) , ed è rappresentato principalmente da depositi di conoidi alluvionali alternati e argilliti arrossati con orizzonti pedogenizzati ed evaporiti. La mineralizzazione è impostata all'altezza di un livello ricco di Cu e U, situato alla base delle Arenarie della Val Gardena (Permiano sup.).

Le principali concentrazioni di minerale si trovano nei depositi di frustoli di carbonio e soprattutto all'interno di tronchi carbonificati fino a dimensioni metriche, impregnati di pirite framboidale, covellite, tennantite e uraninite e circondati da evidenti aloni colorati di minerali supergenici. Questa mineralizzazione, riferibile a depositi di tipo "arenaria-uranio", può essere spiegata con un modello genetico dato da una fonte continentale costituita da vulcaniti granitici o acidi che vengono erosi in un clima continentale arido e quindi trasportati con U e altri metalli pesanti, come Cu, Pb, Zn, sotto forma di ioni disciolti in acquiferi clastici, nel nostro caso i depositi di conoide alluvionale delle Arenarie della Val Gardena.

La deposizione di questi ioni è dovuta alla forte diminuzione della solubilità risultante dalla reazione tra acque sotterranee mineralizzate e l'ambiente fortemente riducente dato dall'accumulo di tronchi e materia organica nei canali o depositi di overbank. Il caratteristico colore grigiastro delle arenarie per un raggio di pochi metri attorno ai livelli con tronchi carbonificati è un tipico esempio di fronte di riduzione. 

In questo ambiente (latitudine 46.312 ° N, longitudine 11.406 ° E) è stato recentemente identificato la seconda occorrenza mondiale di middlebackite Cuoc2O2 (OH) 2, un nuovo ossalato di rame scoperto presso la Iron Monarch quarry, Middleback Range, Australia e approvato dall'IMA CNMNC nel 2016 (IMA 2015-115).

Un'indagine sistematica mediante spettroscopia micro-Raman delle fasi mineralogiche depositate, ha permesso di riconoscere che, oltre al middlebackite, erano presenti altri ossalati di rame come la moolooite CuC2O4 ∙ H2O e un altro nuovo minerale con formula chimica Cu2 (C2O4) (OH) 2 ∙ 2H2O, che è stata approvata come nuova specie dalla Commissione IMA su Nuovi Minerali, Nomenclatura e Classificazione (n. 2017-115) con il nome di fiemmeite, in onore della località tipo in cui è stata trovata.  Il materiale tipico di fiemmeite è depositato nella Collezione di riferimento del MUSE, Museo delle Scienze di Trento, campione n. 5249.

Link

https://www.mdpi.com/2075-163X/8/6/248/htm

Bibliografia

  1. Massari, F.; Neri, C.; Pittau, P.; Fontana, D.; Stefani, C. Sedimentology, Palynostratigraphy and sequence stratigraphy of a continental to shallow-marine rift-related succession: Upper Permian of the eastern Southern Alps (Italy). Mem. Sci. Geol. Padova 1994, 46, 119–243.
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Mineralogia Sat, 10 Nov 2018 09:28:51 +0100
Munich Show 2018 - Mineralientage Munich è ora! https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/328-munich-show-2018-mineralientage-munich-è-ora.html https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/328-munich-show-2018-mineralientage-munich-è-ora.html Munich Show 2018 - Mineralientage Munich è ora!

Questo fine settimana si apre il Munich Show (Mineralientage Munich) è l'evento più atteso ed la più grande fiera europea di minerali, fossili, pietre preziose e gioielli con oltre 1.250 espositori e circa 40.000 visitatori. Ogni anno alla fine di ottobre, scienziati, collezionisti e commercianti di tutto il mondo si incontrano a Monaco per scambiare, ammirare e acquisire tesori naturali unici.

Una delegazione di Paleofox.com ovviamente sarà presente e cercherà di fotografare e osservare i reperti unici presenti in fiera. Ma vediamo quali anticipazioni l'ufficio stampa di Monaco ha rilasciato questo anno.

Il 26 ottobre 2018 si apre la “Mineralientage Munich” nell'area espositiva e fieristica di Riem di Monaco. Link google maps: https://goo.gl/maps/brC9HsxdSMp

I visitatori potranno osservare una varietà di tesori unici della nostra terra e la più grande selezione di minerali, fossili e pietre preziose in Europa provenienti da tutto il mondo. Le mostre speciali del 2018 saranno: "Living Unique" mostra che sottolinea il fascino di fossili, minerali, gemme di milioni di anni fa che possono diventare gioielli inseriti nel design della casa. Opere d'arte, mobili e oggetti di uso quotidiano in questa mostra diventano non sono solo unici, ma anche misteriosi, mistici e nobili allo stesso tempo.

I gioielli originali del re Ludwig II e dell'imperatrice "Sisi" (conosciuta in generale come “Sissi” ma questo è un errore comune per noi latini) provenienti da musei e collezioni private non sono l'unico punto forte della mostra speciale "The Treasures of Wittelsbacher ". In occasione dell'anno giubilare in Baviera la mostra si occupa dei gioielli e dei tesori della casa regnante bavarese.

Sarà presente anche il meteorite Mauerkirchen, il più grande meteorite di pietra ritrovato sul territorio bavarese (in tempi antichi, oggi territorio austriaco), celebra il suo 250 ° anniversario e ottiene quindi il suo posto in fiera. Nel 1768, non lontano dall'allora abitato di Mauerkirchen avvenne la caduta di un meteorite. Il 20 novembre di quell'anno cadde con un peso di 21,3 chilogrammi il meteorite di pietra ad oggi più pesante del territorio bavarese (oggi territorio austriaco). Allo stesso tempo, il meteorite di Mauerkirchen è il più grande meteorite che finora è stato recuperato in territorio austriaco. La parte principale del meteorite è conservato oggi nel Museo Regno dei Cristalli di Monaco (Museum Reich der Kristalle - http://www.mineralogische-staatssammlung.de/index.php/en/).

Due delle più grandi collezioni museali di minerali del mondo saranno riunite per l'occasione. Lo spettacolo “Elemente als Mineralien” porteranno in vita la tavola periodica degli elementi e mostreranno la bellezza degli elementi e come si potranno trovare in natura.

Un altro punto di sicura attrazione per noi appassionati sarà la ricostruzione del più grande e robusto mai trovato Pterosauro soprannominato "Dracula".

Esperti e consulenza del Forum Minerale
Al Salone di Monaco, i visitatori hanno l'opportunità di incontrare scienziati, curatori, collezionisti, club, hobbisti, e commercianti e partecipare ed informarsi grazie alle conferenze tenute presso il “Forum Minerale”. Inoltre, vi saranno servizi speciali come consigli sul valore intrinseco dei gioielli o delle pietre preziose. Attenzioni speciali sono rivolte ai bambini attraverso le lezioni educative.

Un Mondo di avventure per tutta la famiglia
In vari stand dedicati, in fiera, i bambini impareranno quanto è eccitante la scoperta, la natura e quanto la scienza può essere divertente. L'offerta include il lavaggio dell'oro, la ricerca delle Gemme, apertura geodi, intaglio della pietra ollare, spaccare le lastre fossili, fare gioielli da soli, capire le pietre e molto altro ancora. Un asilo gratuito permette ai genitori di godersi una passeggiata rilassata attraverso la fiera. Oppure, diventando essi stessi attivi, partecipando ad un workshop per la progettazione di gioielli individuali.

DATE: 26-28 ottobre (26 ottobre solo ingresso Professionale - 27-28 ottobre Pubblico)

Come raggiungere la Fiera

La fiera di Monaco è perfettamente collegata al suo aeroporto internazionale con numerosi voli diretti verso la destinazioni più importanti in Europa e nel mondo. Il moderno centro fieristico è raggiungibile in 20 minuti dal centro città in auto o con i mezzi pubblici.

Munich Show si svolge presso il centro fieristico di Monaco (Messe München). Si prega di accedere all'evento tramite l'entrata EST (OST).

link google maps: https://goo.gl/maps/1b7Uapx3mh12

Indirizzo di navigazione:

Messegelände München
Eingang Ost
Am Messeturm 4
81829 München
Germania

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Paleontologia Tue, 23 Oct 2018 11:06:23 +0200
Meduse, viaggio alla scoperta di un universo trasparente https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/327-meduse,-viaggio-alla-scoperta-di-un-universo-trasparente.html https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/327-meduse,-viaggio-alla-scoperta-di-un-universo-trasparente.html Meduse, viaggio alla scoperta di un universo trasparente

Nell’ambito delle celebrazioni per il Ventennale dell’Ateneo, dal 19 ottobre al 15 dicembre l’Università di Milano-Bicocca - con la collaborazione dell’Acquario di Genova, dell’Acquario di Milano e del Museo Civico di Storia naturale di Milano - ospita una mostra dedicata alle meduse con un progetto principalmente dedicato alle scuole.

Milano, 10 ottobre 2018 – Abitano i nostri mari da 600 milioni di anni, il loro corpo è costituito dal 98 per cento di acqua ed è composto da una parte superiore, detta “ombrella”, dalla caratteristica forma a campana e da una parte inferiore, i tentacoli, più o meno lunghi a seconda delle specie. Le meduse sono le protagoniste della mostra che l’Università di Milano-Bicocca inaugurerà venerdì 19 ottobre presso l’edificio U6, nell’ambito delle celebrazioni del Ventennale dell’Ateneo, grazie alla collaborazione con l’Acquario di Genova, l’Acquario di Milano e il Museo Civico di Storia Naturale di Milano.        

Attraverso un percorso che si snoda tra dieci acquari, fossili rari, suggestive fotografie e riferimenti letterari si scoprirà come si muovono e come mangiano le meduse, qual è la loro importanza per l’ecosistema marino, e ancora, quali sono le caratteristiche che le rendono una presenza estiva poco gradita ai bagnanti.

Diverse le specie ospitate nella mostra provenienti dall’Acquario di Genova, specializzato ormai da anni nella riproduzione di questi delicatissimi animali: una specie cosmopolita – la medusa quadrifoglio Aurelia aurita – e tre specie tropicali - Phyllorhiza punctata, Cassiopea andromeda, la medusa che vive a testa in giù, e Sanderia malayensis.      

Dall’ecologia alla medicina, la mostra offre l’opportunità di approfondire gli aspetti interdisciplinari di questo universo trasparente: l’aumento del numero di meduse dovuto alla diminuzione di predatori naturali come le tartarughe marine, il loro rapporto con il problema dell’inquinamento da plastica in mare e il loro utilizzo come cibo del futuro.

La mostra prevede attività didattiche e visite guidate per gli studenti delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado. È possibile conoscere date e orari delle visite guidate visitando la pagina https://www.unimib.it/eventi/meduse. L’esposizione è ad accesso libero negli orari e nei giorni di apertura dell’edificio U6, dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 20 e sabato dalle 8 alle 14, fino al 15 dicembre 2018.

«Le meduse sono animali capaci di destare grande fascino e interesse – spiega Paolo Galli, coordinatore scientifico della mostra e docente di Ecologia dell’Università di Milano-Bicocca - in grado di abitare tutto il globo e fondamentali per la catena alimentare in quanto mangiate da pesci e tartarughe marine. Durante l’esposizione verrà mostrato, ad esempio, come i sacchetti di plastica gettati in mare vengono spesso confusi per meduse, creando gravi danni agli animali che si nutrono di questi organismi.         

Grazie al supporto del Museo di Storia Naturale di Milano, inoltre, verranno esposti dei rari fossili di meduse: se consideriamo che il corpo delle meduse è costituito in buona parte d’acqua e che non possiede parti dure, il loro ritrovamento tra i fossili ha dell’incredibile».

«Siamo molto contenti di collaborare a questa importante iniziativa che ci consente di rendere ancora più salda la partnership con una delle eccellenze del mondo universitario in Italia – commenta Giorgio Bertolina, amministratore delegato di Costa Edutainment, società di gestione dell’Acquario di Genova – con interessanti risvolti dal punto di vista scientifico, didattico e divulgativo. La mostra è un’occasione per condividere con il pubblico la conoscenza di questi animali così affascinanti e delicati, cui l’Acquario di Genova dedica una sala, e la necessità di proteggerli e tutelarli al pari di tutte le creature marine».

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info@rswitalia.com (Super User) Paleontologia Wed, 10 Oct 2018 13:25:43 +0200
In Scozia è stata trovata la prima impronta continentale di dinosauro https://paleofox.com/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/326-in-scozia-è-stata-trovata-la-prima-impronta-continentale-di-dinosauro.html https://paleofox.com/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/326-in-scozia-è-stata-trovata-la-prima-impronta-continentale-di-dinosauro.html In Scozia è stata trovata la prima impronta continentale di dinosauro

In Scozia è stata trovata la prima impronta continentale appartenente alla famiglia dei Sauropodi, dinosauri erbivori che, con il lungo collo, potevano arrivare fino ad 80 metri di lunghezza.

Impronte di dinosauro sono state trovate per la prima volta in alcune rocce della terraferma in Scozia. Ad affermarlo è un importane paleontologo, il dott. Neil Clark, vicepresidente della Geological Society di Glasgow, che ha scoperto le impronte in una località costiera nei pressi di Inverness.

Precedentemente, impronte di dinosauri sono state rinvenute solo su Skye, un’isola scozzese. I nuovi fossili potrebbero essere stati lasciati da diversi dinosauri dell’era giurassica circa 170 milioni di anni fa. L’ubicazione precisa della scoperta non è stata resa pubblica per consentire ulteriori ricerche sul sito. Il dottor Clark, che è curatore di paleontologia al Museo Hunterian di Glasgow, ha dichiarato: “Ho spesso lamentato il fatto che i dinosauri non siano stati trovati altrove in Scozia, ma ora ho scoperto alcune nuove impronte di dinosauri in un luogo completamente diverso“.

Dinosauri in Scozia, le impronte

Il dottor Clark, ha aggiunto: “Provengono da una parte completamente nuova della Scozia per i dinosauri e aiuteranno in modo significativo la nostra comprensione biogeografica di quell’età in Gran Bretagna“. Il sito vicino a Inverness contiene impronte fossili che si pensa provengano da diversi tipi di dinosauri.

La dimensione delle orme presuppone che siano state impresse da un membro della famiglia dei dinosauri sauropodi, enormi erbivori a quattro zampe con colli lunghi e sottili che si ergevano fino a 18 metri di altezza. Il dottor Clark ha lanciato una campagna di crowdfunding per raccogliere 5.000 sterline necessarie per disegnare una mappa delle orme dei dinosauri in tutta la Scozia. I soldi saranno usati per comprare un drone. I ricercatori dell’Università di Edimburgo parteciperanno al progetto di ricerca.

La scoperta avvenne casualmente! Il dottor Clark dopo aver partecipato a una conferenza a Inverness a marzo, decise di passeggiare lungo la costa e notò delle impronte di dinosauri sulla battigia. Ha scritto: “Ero molto emozionato, conoscevo subito il significato della scoperta“. Circa 170 milioni di anni fa, poco dopo che il supercontinente Pangea cominciò a disgregarsi, la terra che ora è l’isola di Skye faceva parte di una piccola isola subtropicale. Fino alla nuova scoperta, Skye era l’unico posto in Scozia dove erano state trovate testimonianze di dinosauri. Possiede oltre il 10% delle specie note di dinosauri del Giurassico medio del mondo e oltre il 15% dei siti dei dinosauri noti del Giurassico medio.

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Dinosauri Wed, 22 Aug 2018 08:27:19 +0200
Ritorno al giurassico https://paleofox.com/articoli-ita/eventi-ita/30-eventi-ita/325-ritorno-al-giurassico.html https://paleofox.com/articoli-ita/eventi-ita/30-eventi-ita/325-ritorno-al-giurassico.html Ritorno al giurassico

“Ritorno al giurassico” Può contenere tracce di dinosauri

UN VIAGGIO INTERATTIVO NEL TEMPO  ALLA SCOPERTA DELL’EVOLUZIONE DELLA BIODIVERSITA’

Nell’ambito dell’ambizioso programma #verdemiracoloamilano cofinanziato dalla Fondazione Cariplo lunedì 2 aprile 2018 apre presso la Cascina Centro Parco di Parco Nord Milano la mostra “Ritorno al Giurassico. Può contenere tracce di dinosauri” ideata e curata da Associazione Idea e Coolture.

Questa non è solo una mostra sui dinosauri!
 E’ un progetto di edutainment sulla biodiversità e sull’evoluzione del territorio e della vita sulla terra, attraverso cui il visitatore può entrare in contatto con animali vivi (i piranha, il pitone reale, le farfalle tropicali, il millepiedi gigante africano, le blatte soffianti del Madagascar) scelti in base a caratteristiche che li accomunano con specie del passato permettendo così di confrontarne adattamenti, alimentazione, caratteristiche anatomiche e altri aspetti significativi. I quattro dinosauri ritrovati su suolo italiano (Tito, Antonio, Ciro e il Saltriosauro), daranno vita ad un’esperienza interattiva unica che dall’Era glaciale ci conduce fino ai
giorni nostri. 
Un percorso arricchito dalla realtà aumentata, che ormai da due anni caratterizza i progetti di Coolture, attraverso cui lo spettatore si ritrova immerso in una spiaggia preistorica a contatto con i quattro protagonisti della mostra, e da tecnologie multimediali interattive: video didattici, visore 360°, voce narrante e video guida. 

Ritorno al Giurassico presenta inoltre i modelli dei quattro dinosauri italiani e dà la possibilità di acquistare gadgets stampati con la stampante 3D. 

A rendere unica l’esperienza i partecipanti vengono coinvolti in laboratori pratici condotti da divulgatori scientifici esperti che permettono di svolgere esperimenti in prima persona sulle tematiche proposte dalla mostra e possono scaricare gratuitamente un’applicazione mobile con gioco didattico in realtà aumentata.

Come per le due mostre precedenti Welcome to the Jungle e Animali vs Supereroi, anche questa vuole indagare - da un punto di vista inedito - la biodiversità del territorio del Parco Nord Milano, collegandosi alla sua storia ancestrale, che inizia milioni di anni prima dell’arrivo della Breda e del Parco.

La pianura padana infatti non è sempre stata la grande area pianeggiante e fertile che oggi ben conosciamo; nel corso dei suoi molti milioni di anni di storia si è trasformata, ed è stata sottoposta a numerosissimi cambiamenti climatici e morfologici.

Nel Paleozoico, ad esempio, l’area del Parco era parte di una piattaforma continentale piuttosto arida. All’epoca dei dinosauri, nel periodo Giurassico (circa 190 milioni di anni fa), era invece parte di un mare caldo dalle acque calme popolato da pesci di ogni forma e dimensione e da altri bizzarri animali.

Nel corso del cosiddetto Arcipelago Europeo si andò incontro a un progressivo raffreddamento climatico, e la pianura padana (e con essa il Parco) cambiò notevolmente forma e clima, con conseguente diversificazione degli animali e delle piante presenti.

Durante l’Era Glaciale vi furono notevoli raffreddamenti climatici in tutto il globo, e anche il Parco si ritrovò sepolto da una spessa coltre di ghiaccio, e la vita dovette adattarsi a queste condizioni estremamente rigide.

 

La visita è adatta anche per scuole di ogni ordine e grado.

 

INFORMAZIONI GENERALI

“Ritorno al Giurassico. Può contenere tracce di dinosauri” 

presso la Cascina Centro Parco di Parco Nord Milano

via Clerici 150 - Sesto San Giovanni (ampio parcheggio disponibile)

Coi mezzi pubblici: MM5 BIGNAMI o Metrotramvia 31

dal 2 aprile all’8 luglio 2018

 

ORARI E PREZZI PUBBLICO:

Siamo aperti sabato e domenica e festivi

10.30.12.30 14.30-18.30

 

Visita guidata alla mostra 6,00€ ridotto 4,00€

Visita guidata + laboratorio 10,00€ ridotto 8,00€

I bambini 0-3 anni entrano gratis

Hanno diritto alla riduzione: I bambini di 4 e 5 anni e gli over 65

I gruppi di minimo 10 componenti paganti.

Famiglie numerose da 5 componenti in su (paganti)

 

Organizzazione compleanni: a partire da 10,00€ a bambino (min 10 max 25 partecipanti) Gadgets per festeggiati e invitati.

Possibilità di organizzare team building per aziende e privati.

 

PER INFO:

393 0837918  info@coolture.eu

Non è necessaria la prenotazione

www.coolturemilano.it

 

INFO SCUOLE Prenotazione obbligatoria

329 3831029

idea@ideainrete.net

 

ORGANIZZATORI

Coolture, Parco Nord Milano e Associazione Idea.

 

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Eventi Thu, 08 Mar 2018 16:26:02 +0100
Morturneria seymourensis, descritto un plesiosauro filtratore grazie allo studio sui suoi resti! https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/324-morturneria-seymourensis,-descritto-un-plesiosauro-filtratore-grazie-allo-studio-sui-suoi-resti.html https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/324-morturneria-seymourensis,-descritto-un-plesiosauro-filtratore-grazie-allo-studio-sui-suoi-resti.html

Lo studio dell'anatomia dei resti fossili del cranio di un fossile rinvenuto trent’anni fa ha fornito nuove informazioni sullo stile di vita e sull’evoluzione di un gruppo di rettili marini estinti.

Nel 1984 quando Sankar Chatterjee, curatore di paleontologia del Museum of Texas Tech University, e Bryan Small, un suo studente, hanno portato alla luce sull’isola di Seymour (Antartide) un cranio incompleto e alcune vertebre cervicali di un plesiosauro vissuto nel tardo Cretaceo, non pensavano che avrebbero scoperto un fossile unico di circa 70 milioni di anni fa. Questa nuova specie di rettile marino è stata chiamata Morturneria seymourensis, in onore del dott. Mort D. Turner (noto geologo americano) ed i suoi resti ora sono conservati presso il Museum of Texas Tech di Lubbock (Texas – USA).

M. seymourensis viveva nelle acque dell’Antartite nello stesso periodo in cui i dinosauri camminavano incontrastati sulle terre emerse. Era di grandi dimensioni (circa 15 metri di lunghezza), largo e appiattito dorso-ventralmente, la testa era di forma arrotondata, il collo lungo e la coda era corta. Inoltre M. seymourensis era un abile nuotatore, munito di quattro lunghe pinne che usava per spostarsi velocemente in acqua.

Questa specie si contraddistingue per la presenza di denti di morfologia insolita per il gruppo a cui appartiene, lunghi e sottili, molto ravvicinati tra loro e apparentemente più fragili rispetto a quelli conici, robusti e affilati degli altri plesiosauri. In particolare, i denti dell’arcata inferiore possiedono una forma che non era mai stata osservata prima nei rettili marini: non sono rivolti verso l’alto, bensì protrusi verso l’esterno e orientati verso il basso.

E’ proprio grazie a queste caratteristiche che è stata avanzata sin da subito l’ipotesi che M. seymourensis non orientasse la propria caccia verso animali di grossa taglia, come grandi pesci ed ammoniti. E quindi, la domanda era come poteva alimentarsi con queste caratteristiche?

La risposta a questa domanda è stata pubblicata recentemente sul Journal of Vertebrate Paleontology, ben 33 anni dopo il ritrovamento del fossile. Si è scoperto che M. seymourensis si alimentava mediante filtrazione. E’ molto plausibile che i denti lunghi, sottili e delicati possano aver formato un “dispositivo di cattura” che permetteva a questo animale di nutrirsi di piccoli pesci e crostacei, i cui resti abbondano nello stesso giacimento fossile. M. seymouriensis nuotava con le fauci spalancate e quando chiudeva la bocca i denti formavano una sorta di setaccio, che filtrava il cibo espellendo l’acqua in eccesso.

Tale stile di alimentazione è assente in altri plesiosauri noti, ma si osserva ad esempio nelle balene attuali: si tratta di un caso sorprendente di evoluzione convergente tra rettili e mammiferi, ovvero di un adattamento simile condiviso tra gruppi di organismi che non possiedono uno stretto legame di parentela. In questa ricerca non solo sono state fornite nuove informazioni sull’ecologia dei plesiosauri, ma anche sulla loro storia evolutiva.

Link

http://www.everythinglubbock.com/news/local-news/texas-tech-paleontologist-aids-in-new-discovery-33-years-after-finding-fossil/802080667

Bibliografia:

O’Keefe F. R., Otero R. A., Soto-Acuña S., O’gorman J. P., Godfrey S. J., Chatterjee S., 2017. Cranial anatomy of Morturneria seymourensis from Antarctica, and the evolution of filter feeding in plesiosaurs of the Austral Late Cretaceous. Journal of Vertebrate Paleontology e1347570: 1-13. DOI:10.1080/02724634.2017.1347570

Immagine Credit: S. J. Godfrey

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Paleontologia Tue, 17 Oct 2017 09:23:52 +0200
STUDIOSI AMERICANI DEDICANO NUOVA SPECIE DI RETTILE PREISTORICO A PROFESSORE ITALIANO: SI CHIAMA AVICRANIUM RENESTOI https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/323-studiosi-americani-dedicano-nuova-specie-di-rettile-preistorico-a-professore-italiano-si-chiama-avicranium-renestoi.html https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/323-studiosi-americani-dedicano-nuova-specie-di-rettile-preistorico-a-professore-italiano-si-chiama-avicranium-renestoi.html

Il professor Renesto, paleontologo dell’Università degli Studi dell’Insubria ha descritto la maggior parte dei Drepanosauromorfi, gruppo di rettili a cui appartiene l’Avicranium renestoi, una specie di grosso camaleonte con la testa d’uccello diffuso in due continenti e identificato anche in Lombardia e Friuli

Como, 16 ottobre 2017 – Un rettile preistorico porta il nome di un professore italiano: infatti alcuni studiosi americani hanno dedicato una specie di oltre 200 milioni di anni fa al professor Silvio Renesto, paleontologo dell’Università degli Studi dell’Insubria, chiamandola “Avicranium renestoi”.

Nell’ultimo articolo della Royal Society Open Science Publishing (ottobre 2017) i ricercatori Adam C. Pritchard del National Museum of Natural History di Washington e Sterling J. Nesbitt, della Yale University di New Haven, (USA) hanno descritto una nuova specie di rettile preistorico del Triassico Superiore (circa 200 milioni di anni fa) del Nuovo Messico. La nuova specie è stata denominata Avicranium renestoi: “Avicranium” perché il cranio ricorda di più quello di un uccello che quello di un rettile, “renestoi” perché dedicata al professor Renesto, paleontologo dell’ Università dell’Insubria in quanto, come scrivono gli autori, il professor Renesto ha descritto la maggior parte dei rettili Drepanosauromorfi, gruppo a cui appartiene Avicranium renestoi.

I Drepanosauromorfi furono scoperti per la prima volta nei giacimenti Triassici della Lombardia e del Friuli. Erano dei bizzarri piccoli rettili (il più grande non superava mezzo metro) dallo scheletro altamente specializzato, cosa che rendeva molto difficile stabilire in che ambiente vivessero e quali fossero le relazioni con gli altri rettili. Il professor Renesto, che li ha studiati fin dagli anni ’90, ha dimostrato che si trattava di rettili specializzati per la vita arboricola, vagamente simili a dei camaleonti con il collo lungo e la coda a foglia, che catturavano le prede, (soprattutto insetti) con le fauci a becco o afferrandoli con le braccia dotate di “mani” a pinza. I lavori del professor Renesto hanno permesso di attribuire a questo gruppo resti incompleti dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, che non si sapeva come classificare, scoprendo così che si trattava di un gruppo molto diffuso. I Drepanosauromorfi sono scientificamente interessanti sia per il singolare adattamento ad una particolare nicchia ecologica che per la diffusione geografica che attraversava due continenti.

Il ruolo del professor Renesto nello studio dei Drepanosauromorfi era già stato riconosciuto dal dottor David Unwin, ai tempi all’Università di Leicester, il quale nel 2005 in una nota nel suo libro sui rettili volanti (Pterosaurs in Space and Time) scriveva “La massima autorità sui drepanosauri è Silvio Renesto…. che ha pubblicato numerosi importanti articoli su questi notevoli animali”.

 

Link all’articolo:

http://rsos.royalsocietypublishing.org/content/royopensci/4/10/170499.full.pdf

 

Gabriella Lanza
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Università degli Studi dell'Insubria
Addetto stampa 

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Paleontologia Mon, 16 Oct 2017 16:28:27 +0200
Scoperto in Gran Bretagna il più antico Neoteropode basale del Giurassico, Dracoraptor hanigani https://paleofox.com/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/322-scoperto-in-gran-bretagna-il-più-antico-neoteropode-basale-del-giurassico,-dracoraptor-hanigani.html https://paleofox.com/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/322-scoperto-in-gran-bretagna-il-più-antico-neoteropode-basale-del-giurassico,-dracoraptor-hanigani.html

In una spiaggia vicino Cardiff è stato scoperto uno scheletro parziale, comprensivo di teschio ad alcuni denti, di un nuovo dinosauro. La nuova specie, chiamata Dracoraptor hanigani, è stata studiata da un team di ricerca guidati dal Dr. David Martill della University of Portsmouth. Approssimativamente è stato trovato il 40% dello scheletro e cosa rara include parti del cranio e della zona postcraniale. Questo ha permesso al team di ricerca composto dal Dr. David Martill  del Amgueddfa Cymru – National Museum Wales, e ricercatori della University of Manchester, della University of Portsmouth, di pubblicare sulla rivista PLoS ONE, la scoperta di questa nuova specie e genere di Teropode basale.

I reperti sono stati trovati all'interno di blocchi di roccia sedimentaria crollati lungo la scogliera a sud di Cardiff (Galles meridionale), che espone rocce composte da strati di età geologica compresi fra il Triassico sup. e il Giurassico inf.. L'origine di questo nuovo nome è: per il genere è stato unito il termine “Draco” nome che richiama i famosi Dragoni del Galles, a “raptor” che invece è un suffisso comunemente impiegato per i dinosauri Teropodi, mentre la specie “hanigani” è in onore dei scopritori Nick e Rob Hanigan dello scheletro.

Disegno dello scheletro di Dracoraptor hanigani.

 

Log stratigrafico di Lavernock Point.
 

La scogliera in cui è stato ritrovato lo scheletro a Lavernock Point, National Grid reference ST 187681.
 

I paleontologi descrivono Dracoraptor hanigani come un dinosauro carnivoro piccolo e agile, alto 70 cm e lungo circa 2 metri con una lunga coda. E' un lontanissimo cugino del T. rex e viveva proprio nei primi periodi del Giurassico, circa 200 milioni di anni fa, rendendolo il dinosauro più antico del Giurassico in Inghilterra e forse nel mondo. Il fossile inoltre, rappresenta il dinosauro più completo del Galles, e il primo scheletro fossile di un dinosauro del Giurassico del Galles.

 

Si desume dallo studio delle ossa trovate, che molto probabilmente, è uno scheletro giovanile non completamente formato ancora. Il Dr. Steven Vidovic, della University of Portsmouth, fa notare inoltre che l'estinzione avvenuta alla fine del Triassico e che ha segnato l'inizio del Giurassico, è stato l'evento che ha permesso il successo evolutivo futuro dei dinosauri, ma dei fossili di questo periodo sappiamo ben poco. Questa scoperta aiuta a ricostruire un poco di più, cosa avvenne in quel periodo. Un bel scheletro quasi completo di un giovane di dinosauro lungo circa 2 metri proveniente dai primi periodi del Giurassico.

 

Immagine di copertina

Un dente fossile di Dracoraptor hanigani. Image credit: Martill D.M. et al.

 

Credits

http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0145713

Article Source: The Oldest Jurassic Dinosaur: A Basal Neotheropod from the Hettangian of Great Britain

Martill DM, Vidovic SU, Howells C, Nudds JR (2016) The Oldest Jurassic Dinosaur: A Basal Neotheropod from the Hettangian of Great Britain. PLoS ONE 11(1): e0145713. doi: 10.1371/journal.pone.0145713

 

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Dinosauri Sat, 23 Jan 2016 02:42:24 +0100
Scoperto un nuovo sauropode gigante Notocolossus gonzalezparejasi https://paleofox.com/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/321-scoperto-un-nuovo-sauropode-gigante-notocolossus-gonzalezparejasi.html https://paleofox.com/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/321-scoperto-un-nuovo-sauropode-gigante-notocolossus-gonzalezparejasi.html

Con un omero alto 1,76 metri ed una massa stimata fra i 40'000 ed i 60'000 Kg, Notocolossus gonzalezparejasi entra di diritto a far parte tra i dinosauri più grandi mai ritrovati e fra gli animali più grandi mai vissuti sulla Terra.

Provenienza geografica e ricostruzione speculativa del dinosauro sauropode titanosauro gigante Notocolossus gonzalezparejasi gen. et sp. nov.

Uno dei due esemplari di Notocolossus ritrovati conserva il piede fossilizzato nella sua interezza, mettendo finalmente luce, su una parte anatomica dei super massivi dinosauri così importante per un animale di queste dimensioni. Il piede fossilizzato mostra caratteristiche mai osservate prima d'ora nei sauropodi, tali caratteristiche sembrano essere adattamenti alla massa notevole di questi animali. Notocolossus viene descritto grazie al ritrovamento di una parte di ossa appartenenti alla schiena, coda, bacino, zampa anteriore, caviglia e del piede completo. L'articolo scientifico è apparso oggi nella rivista Scientific Reports di Nature, pubblicazione a libero accesso. Lo studio è il risultato della collaborazione della Universidad Nacional de Cuyo in Mendoza, Argentina e dell'assistente curatore della Paleontologia dei Vertebrati del Carnegie Museum of Natural History Matt Lamanna.

Team dei Ricercatori: Leonardo Ortiz David (Universidad Nacional de Cuyo) Dr. Bernardo Gonzalez Riga (Universidad Nacional de Cuyo and CONICET), Dr. Matthew Lamanna (Carnegie Museum of Natural History)
 
Dr. Bernardo Gonzalez Riga mentre scava il piede fossilizzato sul campo. A destra, il piede pubblicato nell'articolo scientifico.

 

 

Credits

Title: A gigantic new dinosaur from Argentina and the evolution of the sauropod hind foot
Author: Bernardo J. González Riga, Matthew C. Lamanna, Leonardo D. Ortiz David, Jorge O. Calvo, Juan P. Coria
Publication: Scientific Reports
Publisher: Nature Publishing Group
Date: Jan 18, 2016

Citation

González Riga, B. J. et al. A gigantic new dinosaur from Argentina and the evolution of the sauropod hind foot. Sci. Rep. 6, 19165; doi: 10.1038/srep19165 (2016).

Immagini

Copertina: Notocolossus ricostruzione di come doveva essere in vita. Credit: Taylor Maggiacomo

Link

http://www.nature.com/articles/srep19165

http://palaeoblog.blogspot.it/2016/01/notocolossus-gonzalezparejasi-giant-new.html

http://carnegiemuseumnaturalhistory.tumblr.com/post/137576215916/researchers-have-discovered-a-gigantic-new-species

 

http://www.nature.com/articles/srep19165

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Dinosauri Tue, 19 Jan 2016 01:33:00 +0100